
Da bambini siamo capaci di provare una vasta gamma di sentimenti, anche se alla fine ci adattiamo ad un sentimento “preferito”, ossia quello che provavamo di solito quando in casa le cose andavano male, e che ci garantiva la “sopravvivenza” in termini di vicinanza rispetto alle figure di riferimento.
Un bambino che si sente dire in continuazione:
“Dovresti vergognarti di te stesso”
Si adatta a provare:
SENSO DI COLPA
Un bambino che si sente dire in continuazione:
“Quando tuo padre torna a casa ti darà quello che meriti”
Si adatta a provare:
PAURA
Un bambino che si sente dire in continuazione:
“Non parlare con gli immigrati/zingari perché non ci si può fidare”
Si adatta a provare:
ODIO E SOSPETTO
Durante l’infanzia questi sentimenti possono essere stati la risposta più adeguata ad una determinata situazione nella quale il bambino, per mantenere vicinanza con le figure di attaccamento, metteva in atto. Può capitare però che, da adulti, si vada alla ricerca di situazioni simili nelle quali rivivere questi vecchi sentimenti, facendone collezione.
Questa è quella che Berne definisce “collezione dei Buoni Premio”, dove il termine “buono” è preso dalla collezione di bollini-buoni quando si fanno acquisti, per poter poi riscattare un premio.
Possiamo osservare un fenomeno simile anche nel comportamento umano, quando si collezionano sentimenti arcaici, utilizzandoli poi successivamente per incassare un prezzo psicologico.
Nel fare questo la persona manipola gli altri, portandoli a ferirla, farla arrabbiare, disprezzarla, farla sentire in colpa ecc.
Ad esempio, un bambino cresciuto con un senso di inadeguatezza, manterrà una posizione esistenziale Io non sono Ok e manipolerà gli altri dal ruolo di Vittima cercando conferme alla propria incompetenza proprio attraverso la collezione di “buoni inadeguatezza” (detti anche buoni grigi o marron). Cercherà, dunque, in ogni modo di indurre gli altri a pensare che sia uno stupido ed incapace.
Una donna abituata a collezionare “buoni depressione” quando la sua giornata va troppo bene può decidere di collezionare qualche “buono depressione” telefonando alla suocera!
Anche chi raccoglie “buoni depressione” (chiamati anche buoni blu) assume la posizione Io non sono Ok e manipola gli altri recitando il ruolo di vittima, mostrandosi ferito da commenti che potrebbero risultare neutrali agli altri, o facendo in modo di potersi sentire depresso.
Molte altre persone, invece, collezionano “buoni rabbia” (detti anche buoni rossi), agendo dalla posizione esistenziale Io non sono Ok, Tu non sei OK. Avviene, dunque, che diventi furioso se una persona sbadatamente lo urti chiedendogli perfino scusa.
Poi ci sono persone che collezionano i “buoni virtù” (chiamati anche buoni bianchi).
Un dirigente che colleziona “buoni virtù” può per esempio trattenersi di più a lavoro non delegando agli altri parte del suo lavoro, in modo da sentirsi giustificato a respingere le richieste avanzate dai collaboratori. Collezionando tanta virtù induce gli altri a sentirsi colpevoli e timorosi di avanzare qualunque tipo di richiesta.
Questi buoni psicologici vengono riscattati in cambio di un premio, quando la persona ha accumulato talmente tanto risentimento da sentirsi autorizzata a manifestarlo.
Lo schema è il seguente:
Collezione di buoni – Risentimento crescente – Autorizzazione al comportamento.
IL RISCATTO DEI BUONI PREMIO
E’ possibile che una persona riscatti i suoi “buoni” facendosi del male, fallendo ad un esame, aggredendo violentemente qualcuno, rimuginando ecc.
Le frasi che preannunciano il momento del riscatto sono:
“L’ho sopportato abbastanza”
“Questa è la goccia che fa traboccare il vaso”
“Sono al limite della sopportazione”
“Ne ho abbastanza”
E’ come se queste esclamazioni volessero dire “questo è l’ultimo buono che mi mancava per reagire”. Il problema è che quando si arriva a questo punto, il comportamento di reazione non è mai proporzionato allo stimolo finale che lo genera, ma all’insieme dei buoni accumulati nel tempo, che generano una reazione spropositata.
E’ importante, dunque, prendere consapevolezza di queste dinamiche per evitare comportamenti lesivi nei confronti di altre persone o addirittura di noi stessi.
E’ importante, dunque, prendere consapevolezza di queste dinamiche per evitare comportamenti lesivi nei confronti di altre persone o addirittura di noi stessi.
Ogni collezione di buoni, di solito, si accompagna a sentimenti di risentimento, in modo che l’altro si senta in colpa.
Se ti accorgi che il tuo risentimento sta crescendo, affronta la situazione non appena si presenta con la persona in questione, piuttosto che collezionare e trattenere i tuoi sentimenti, per poi incassarli con un grosso premio verso una persona che non ti ha fatto nulla.
COME FARE PER RICONOSCERLI ED INTERROMPERLI?
- Se una persona ti sta infastidendo, prova a parlarle del problema.
- Fai questo evitando di accusarla
- Comunica a questa persona che effetto ha questa situazione su di te. Usa il pronome IO invece del TU accusativo (“Quando ti comporti così mi sento triste, arrabbiata, confusa ecc. invece di dire “Ma non ti rendi conto di come ti comporti?)
La prossima volta che ti rendi conto di aver reagito in modo eccessivo in una determinata situazione, analizza i tuoi sentimenti e chiediti:
- Cosa provo ora?
- C’è per caso un altro sentimento sotto quello superficiale? Può essere collera sotto il senso di colpa, oppure paura sotto l’odio, o ancora impotenza sotto la rabbia.
- Che cosa ti ricorda? Quando l’hai già sentito?
- Ritorna alla scena originaria: dove si è svolta? Chi c’era? Come ti sentivi?
Questi esercizi ti aiutano a riconoscere quali sentimenti arcaici stai rinforzando in modo da renderti consapevole della loro inadeguatezza ed indurti a scegliere risposte emotive più funzionali.
Riferimenti bibliografici:
- Eric Berne “A che gioco giochiamo?”
- Muriel James, Dorothy Jongeward “Nati per vincere”
- Ian Stewart, Vann Joines “Analisi Transazionale”