Trappole mentali : i 6 errori di pensiero che causano sofferenza emotiva

ragazza in una foresta che pensa

Noi esseri umani siamo molto bravi a crearci delle trappole mentali da cui poi è difficile uscire.
Molti dei pensieri con i quali interpretiamo il mondo, infatti, vengono attivati in modo automatico da schemi acquisiti nella nostra esperienza.
Questo spiega perché due persone possano reagire ad uno stesso evento in maniera del tutto diversa.
Questi schemi con i quali interpretiamo il mondo diventano disfunzionali e limitanti quando distorcono la realtà, causando sofferenza e diventando pervasivi.
Gli errori di pensiero, detti anche bias cognitivi, vengono utilizzati in maniera inconsapevole, per prendere decisioni in fretta e senza fatica. Se vengono utilizzati in modo sistematico, possono causare problemi, perché sono alla base di credenze poco realistiche che determinano sofferenza emotiva.

Gli errori cognitivi più comuni sono:

  • Astrazione selettiva: si presta attenzione solo ai dati in accordo con le proprie convinzioni e si ignorano o sottovalutano quelli che non lo sono. Esempio: se siamo molto ansiosi e dobbiamo esibirci con un discorso davanti ad una platea di gente, tenderemo a prestare più attenzione alle uniche tre persone distratte per confermare il nostro senso di inadeguatezza.
  • Pensiero dicotomico: Gli eventi sono valutati in forma estrema, del tipo giusto o sbagliato, nero o bianco, buono o cattivo, tutto o niente. Non vengono prese in considerazione le vie di mezzo. Esempio: “Se passerò l’esame sarò uno studente modello, altrimenti sarò un fallito”.
  • Ipergeneralizzazione: Si verifica quando si giunge ad una conclusione generale partendo da un evento particolare. Esempio: Un unico colloquio di lavoro andato male viene interpretato come la prova che non si troverà MAI lavoro.
  • Ragionamento emotivo: Si tende a credere che i propri stati emotivi riflettano la verità. Esempio: “Se sono in ansia allora sicuramente significa che c’è un pericolo”.
  • Personalizzazione: Si verifica quando vi è la tendenza a credere che i comportamenti o le frasi dette da una persona siano degli espliciti riferimenti a noi stessi. Esempio: se una persona è nervosa per altri motivi personali e ci risponde in modo sgarbato possiamo pensare: “Se mi ha trattato male, ce l’ha sicuramente con me”, senza chiedersi invece quali possano essere le reali motivazioni di quel comportamento sgarbato.
  • Doverizzazione: In questo caso ci si autoimpone delle regole rigide e severe su come le cose dovrebbero svolgersi. Sono caratterizzate dalla parola DEVO, quindi appaiono come regole assolute che, se non rispettate, comportano emozioni negative come rimorso e senso di colpa. Esempio: “devo essere perfetto”, “non devo mostrarmi debole” ecc.

Si può notare, dunque, che le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sugli altri, spesso dipendono da modi sbagliati di osservare la realtà e di attribuirgli un significato.
Attraverso la psicoterapia, in particolare attraverso un approccio cognitivo-comportamentale, è possibile intervenire attraverso una ristrutturazione cognitiva, ossia modificando il modo in cui si interpretano e si valutano le situazioni di vita. Diventa così possibile per il paziente modificare i pensieri automatici e liberarsi dalle trappole mentali sostituendole con pensieri più realistici e funzionali.

Dott.ssa M. Alice Salonis

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